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di Livio SPINOLO – Il gol è la gioia del calcio, ne è l’essenza, il momento attorno a cui ruota la partita, per l’attaccante è persino di più, è linfa vitale. Segnare per lui è il verbo principe, farlo più volte nella stessa partita il sogno. Se poi ci riesce 4 volte, allora quel match diventa suo per sempre, il suo nome la firma indelebile.
A Retegui è successo proprio ieri in Verona – Atalanta 0-5, 4 squilli in poco più di 30 minuti, come quando l’artista ha l’ispirazione e niente, deve mollare tutto e dare libero sfogo al proprio talento. Due gol da opportunista d’area di rigore, abile a farsi trovare al posto giusto nel momento giusto per raccogliere palloni vaganti, un altro da attaccante vero, quello che deve essere punto di riferimento per i cross dei compagni, un altro di tecnica ed estro, controllando la sfera, disorientando gli avversari e superando l’estremo difensore avversario con un diagonale precisissimo.
Il poker contro gli scaligeri in realtà arriva al culmine di una stagione dove l’italo-argentino ha trovato la via della rete con continuità, segnandone 23 in 32 partite, frutto di una abilità sotto porta, che lo ha sempre contraddistinto fin da quando giocava in Argentina, ma anche merito di una squadra, l’Atalanta, che con Gasp ha sempre giocato un calcio offensivo, spumeggiante, ideale per valorizzare le qualità di chi sta là davanti. Mancini, allora CT della Nazionale, nella primavera del 2023 lo aveva scovato quando ancora militava nel Tigre nei pressi di Buenos Aires: due marcature nelle prime due uscite con la maglia azzurra, il linguaggio del gol quale alfabeto per declinare il suo modo di vivere il pallone. Non ha mantenuto quella media, certo, ma i nostri colori non si sono sempre distinti per manovra ariosa e produzione abbondante di occasioni in fase d’attacco: adesso sono alle porte le qualificazioni Mondiali e poi, auspicando di superarle, la rassegna iridata, fra poco più di un anno. Un Retegui così alimenta i sogni più belli di un’intera Nazione, risveglia i ricordi di Paolo Rossi che a Spagna’82 mise ben 6 timbri sulla cartolina che l’Italia spedì a tutti con scritto “Campioni del Mondo” ma anche quelli di Totò Schillaci, eroe delle Notti Magiche di Italia’90. I paragoni sono scomodi ma non giochiamo quel torneo dal 2014, c’è voglia di rivincita e lui sembra l’uomo giusto per far decollare la banda Spalletti.
Ora però torniamo coi piedi per terra e, se proprio non ci riusciamo, scorriamo i nomi di chi ha fatto quaterna in campionato. Scopriremo che in quell’8 novembre 1992 la nostra Serie A non si è accontentata, ha voluto esagerare, scrivendo un racconto diverso, con due nomi che trovi nell’Albo del Pallone d’Oro: Van Basten ne faceva 4 al Napoli, Roberto Baggio 4 all’Udinese. Storie di fuoriclasse, di giornate diverse dalle altre, storie di sogni. Storie di gol.
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