22 Marzo 2025

Nel mondo di Lucio Corsi: “Il mio nuovo album, tra infanzia, realtà e fantasia”

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Il grande pubblico lo ha scoperto al Festival di Sanremo 2025 e ora per Lucio Corsi è il momento di raccogliere quanto seminato in questi anni. Esce l’album “Volevo essere un duro” (per ora solo in digitale, le versioni cd e vinile arriveranno l’11 aprile), quarto lavoro di inediti del cantautore toscano che per l’occasione ha voluto cambiare leggermente la rotta. “Ho cercato un cambiamento nella parte testuale – spiega lui durante la presentazione avvenuta a Milano -. Ho cercato di parlare di persone in maniera più diretta, senza usare metafore come spesso nei precedenti dischi. Non ho usato il drone ma ho piuttosto messo il cavalletto a terra. Senza per questo rinunciare al sogno e alla fantasia. Volevo farlo perché molti dei cantautori che amo lo facevano e perché volevo mettermi alla prova”.

L’appuntamento è al Teatro Franco Parenti, dove Lucio Corsi arriva su un palco a cui fa da sfondo un suo ritratto dai modelli evidenti, tra Velvet Goldmine e la copertina di “Transformer” di Lou Reed, mentre su un cavalletto campeggia il dipinto realizzato dalla mamma di Lucio e usato come copertina dell’album. Pianoforte e chitarra, prima di rispondere alle domande dei giornalisti il cantautore esegue alcune delle canzoni del nuovo album, facendole precedere da brevi spiegazioni (“In realtà non mi piace spiegare le canzoni, vorrei che ognuno ci sentisse quello che vuole, ma poi lo faccio, contraddicendomi”).
Pubblicato da Sugar Music, la principale etichetta indipendente in Italia, guidata da Filippo Sugar, “Volevo essere un duro” conferma la brillantezza della scrittura di Lucio Corsi, tra talkin’ blues (“Francis Delacroix”), un rock’n’roll alla vecchia maniera (“Let There Be Rocko”) con tanto di citazione di “Jailhouse Rock” di Elvis e un tocco evidente di Ivan Graziani (“Sigarette”). Un album tanto breve, solo 31 minuti in tempi in cui si tendono a sfornare dischi ipertrofici gonfi di superflui brani riempitivo, quanto denso, che si muove tra personaggi veri e immaginari (l’amico fotografo Francis Delacroix o il bullo delle medie), ricordi dell’infanzia mischiati a eventi di fantasia. “Questo fatto reinventarsi il passato è molto interessante in musica – spiega lui -. Si crea la possibilità di guardarsi alle spalle e sorprendersi. Affrontando poi in modo diverso anche il futuro”.
Tra le canzoni c’è anche “Questa vita”, che risale a un momento di scrittura precedente. “È uno dei primi pezzi che ho scritto, registrato e poi lasciato lì in un cassetto – spiega Corsi -. Una volta fatte le altre canzoni ho voluto sentire come stavano con quella e alla fine ci stava. È un dialogo tra me e il mio cervello. Come tipo di canzone io e Tommaso Ottomano ci siamo rifatti a un certo tipo di canzone italiana degli anni 60 e 70, Edoardo Bennato, Rino Gaetano e anche un po’ Alberto Fortis”.

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