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di Livio Spinolo – Mercoledì scorso all’Allianz Stadium di Torino andava in scena il quarto di finale di Coppa Italia fra i padroni di casa della Juventus e l’Empoli. Che era palesemente concentrato sul campionato e su una salvezza tutta da conquistare, tanto che mister D’Aversa aveva scelto di giocarsela con le seconde linee. Insomma sembrava una partita dall’epilogo già scritto e invece… E invece il calcio sa ancora sorprendere ed è forse uno dei suoi aspetti più autentici, belli, emozionanti. E allora Davide ha sconfitto Golia, l’Empoli ha vinto ai rigori e ha conquistato la prima semifinale della coppa nazionale della sua storia.
L’altra faccia del trionfo dei toscani è il tracollo dei bianconeri che ci puntavano tanto su questo match. Perché la stagione non stava certamente viaggiando sui binari del successo: la Supercoppa Italiana a inizio anno svanita già in semifinale, ma soprattutto la Champions già finita senza neanche arrivare agli ottavi, dopo la recente eliminazione per mano di un Psv Eindhoven che solo a settembre era stato sculacciato con un sonoro 3-0. Ed ecco che allora il prematuro abbandono della Coppa Italia fa ancora più rumore, perché ai primi di marzo resta solo un obiettivo da raggiungere per la Vecchia Signora: il quarto posto, l’ultimo che garantisce l’accesso alla prossima Champions. Una posizione che prima di questa giornata è appannaggio della Juventus ma che andrà protetta da una concorrenza agguerritissima e folta. Thiago Motta era la scommessa del dopo Allegri, per provare a proporre un gioco diverso, più convincente, più accattivante. I risultati non erano attesi subito ma certo in pochi si aspettavano una situazione così. Anche perché a Torino vincere non è mai un orpello a cui rinunciare facilmente. Forse il sentimento più diffuso fra i tifosi della Vecchia Signora è la nostalgia: dello scudetto, vinto 36 volte, come nessuno in Italia, e che da qualche anno invece è affare di altri, senza aver nemmeno l’orgoglio di provare a contenderlo. Ma non solo. Anche di quei tempi in cui… ok, la Champions non la vincevi ma la vivevi da protagonista, arrivando avanti nella competizione con prestazioni destinate comunque a lasciare il segno, come quando sfioravi la clamorosa qualificazione alla semifinale contro il Real Madrid dopo lo 0-3 subito a Torino. 7 anni fa, non 100 eh…..Senza scomodare serate del genere, basta tornare indietro di qualche mese per trovare la vittoria della Coppa Italia, dimenticata troppo in fretta, inghiottita dalla sfuriata di Allegri, preludio della fine del suo ciclo. “Balorda nostalgia” cantava Olly dal palco dell’Ariston qualche giorno fa a Sanremo ed è proprio la colonna sonora dei cuori bianconeri di questo periodo.
Una società che fa dei successi la filastrocca da recitare ogni volta che si entra in quell’arena, che scrive sui muri della propria casa “Vincere non è importante, è l’unica cosa conta”, riprendendo le parole di una leggenda come Giampiero Boniperti, quanto sarà disposta ad aspettare che il seme gettato da Thiago Motta dia i suoi frutti? Questa stagione ormai è quasi compromessa, come abbiamo visto, per la prossima la dirigenza vorrà puntare sullo stesso cavallo? Domande ancora senza risposta, il campo probabilmente la suggerira’. Ma la rotta certamente va invertita al più presto, perché il titolo del racconto bianconero di oggi è “C’era una volta la Vecchia Signora”. Un titolo che a nessun suo tifoso piace.