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“La scuola è un avamposto, una trincea sociale in cui siamo chiamati a rispondere a una pluralità di sollecitazioni.
La nostra scuola si è data un orizzonte: si chiama cura della persona e ricerca di testimoni credibili per arginare la ‘desertificazione’ culturale e sociale che avanza”.
Così la preside del Liceo Pascal di Pompei, Filomena Zamboli, ha illustrato al procuratore di Napoli, Nicola Gratteri in visita all’istituto, lo spirito che anima la comunità scolastica che guida. I protagonisti dell’incontro sono stati gli studenti che hanno rivolto domande a Gratteri che non si è sottratto in un faccia a faccia senza filtri. A riannodare i fili del discorso le riflessioni di Gennaro Carillo, docente di Storia del pensiero politico nella facoltà di Lettere dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli.
Rispondendo alla domanda di un’alunna su cosa consiglierebbe a chi vuole intraprendere la sua professione e seguire il suo esempio Gratteri ha detto: “Il mio percorso di vita non lo auguro a nessuno. Se vi piace questo lavoro, studiate 12 ore al giorno. Si deve uscire una volta a settimana, studiare notte e giorno. Non fare tatuaggi e piercing: ci deve essere sempre un piano B. Puntare a fare il magistrato, ma anche fare concorsi per commissario di polizia, per lavorare in prefettura, come dirigente della pubblica amministrazione. Da alcuni anni sono stati sbloccati i posti nella pubblica amministrazione. Si può trovare lavoro per la propria indipendenza economica – ha aggiunto – e contribuire a far sì che questa parte del Paese non sia l’Africa del Nord: anche quello dell’insegnante è un grande mestiere. Voi oggi considerate quello che arriva al bar con un Suv da 60mila euro e veste griffato. Quando io ero ragazzo,
l’insegnante era visto con ammirazione”. Gratteri è anche tornato a parlare dei rischi collegati, a suo avviso, a certe serie tv: “Quando vedo le persone di cultura che si strappano i capelli, che soffrono tutti intrisi contro le mafie, però poi consentono che le loro opere siano tradotte in cinematografia, e in questa cinematografia vedi un’ora di violenza e nemmeno cinque minuti dedicati a insegnanti, preti, magistrati, poliziotti, io non sono d’accordo”. “Quando con Antonio Nicaso ho scritto un libro (Il grifone – ndr) sui film che inneggiano alle mafie, ci è stato detto che volevamo tarpare le ali alla cultura. Io mi devo preoccupare come genitore di quale effetto ha il giorno dopo all’esterno delle scuole la visione di certe serie tv. Se vedo un ragazzino di 15 anni che imita il killer visto nelle serie, io ho fatto un guaio. Quella non è arte. Mi devo preoccupare se diventa inno alla violenza. Spesso non si tratta di un reato, ma voglia di fare cassetta, fare soldi”. Gli alunni, preparati con la lettura del libro ‘Il Grifone’, scritto da Gratteri con Antonio Nicaso, si sono mostrati molto interessati alle riflessioni sull’uso costante dei social da parte delle organizzazioni criminali e sui traffici internazionali di droga chiedendo anche un parere sulla legalizzazione delle droghe leggere. Gratteri ha ribadito il suo netto no alla ipotesi di legalizzazione delle droghe leggere. Alla fine dell’incontro il magistrato non si è sottratto al firmacopie e a una serie di foto con alunni, dirigenti e docenti del Liceo Pascal.
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